Il governo accusato Il gigante tecnologico cinese Huawei di non aver rispettato le procedure di pagamento e di dichiarazione fiscale per l'importazione di hardware, che danneggia il tesoro nazionaleLo riferiscono fonti dell'agenzia a Infobae.
Come noto, l’Area di Ispezione delle Imprese Doganali ha effettuato un’analisi del valore delle importazioni della filiale argentina di Società di investimenti tecnologici Huawei, che ha dato luogo ad una richiesta di US$ 28 milioni di tasse pagate e una multa di US$ 407 milioni, notificato.
Secondo la legislazione argentina, il L'importazione di hardware deve essere accompagnata dal pagamento delle tasse doganali Dall'uso parallelo e obbligatorio delle licenze software associate a dette apparecchiature importate.
“La filiale argentina di Huawei ha importato apparecchiature (hardware) per lo sviluppo della tecnologia argentina dalla sede centrale in Cina. Tali apparecchiature sono oggetto di contratti globali detti “sistemi”, le cui specifiche tecnologiche rendono inscindibili l'hardware, il software ed i diritti di licenza, poiché costituiscono parte integrante delle condizioni di acquisto. Vale a dire: non è possibile acquistare l'attrezzatura (hardware) senza acquistare il software e annullare i diritti di licenza presso la sede estera", hanno spiegato fonti doganali.
In questo senso, per l'organizzazione diretta Guglielmo Michel, l'azienda tecnologica “era pienamente a conoscenza dei canoni di licenza che era tenuta a pagare per il importazione di merci, una volta firmati i rispettivi contratti."
Parimenti, hanno sostenuto, «conoscendo l'esistenza ed il valore di detta obbligazione, negando tale circostanza nelle forme di "Dichiarazione di valore doganale" (OM-1993/1-A), indicando soltanto il valore dell'attrezzatura senza includerla nella base delle royalty doganali, software e valore della licenza"Lui continuò
Pertanto, la Dogana ha deciso di presentare reclamo all'amministrazione per falsa dichiarazione della società che ha causato l'imposta - ai sensi della lettera a dell'art articolo 954 del Codice Doganale– e ha chiesto una differenza fiscale di 28 milioni di dollari. Allo stesso tempo, ha multato l’azienda cinese 407 milioni di dollari.
Lui Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT), di cui il nostro Paese fa parte, stabilisce che quando l'importatore è obbligato a remunerare, oltre al prezzo pattuito per la merce, un valore aggiuntivo denominato “Canone, diritto di licenza o doveri semplici” scambio del diritto di utilizzare questa creazione intellettuale dell'altra parte, questa somma di denaro “incorpora il valore ai fini doganali”.
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Pertanto, per determinare il valore in dogana, assicurano le fonti, al prezzo effettivamente pagato o pagabile per le merci importate, “canoni e diritti di licenza relativi alle merci da valutare che il l'acquirente deve pagare direttamente" indirettamente come condizione per la vendita di tali beni, nella misura in cui tali royalties e licenze non lo siano compreso nel prezzo effettivamente sostenuto o pagabile.".
Come spiega la Dogana, esiste già un precedente in questa materia Corte Suprema di Giustizia questo, nel caso Ford Argentina contro il management dogana generale, con decisione del maggio 2013, ha rafforzato l'idea che “tale transazioni con il licenziante al venditore implica, salvo prova contraria, che la vendita del bene avviene implicitamente condizionato al pagamento di royalties, e spetta all'acquirente dimostrare di essere stato in grado di acquistarli da fornitori indipendenti."